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Grazie a un accordo tra il Comune di Narni, Narni Art e Antonelli & Marziani Cultural Consulting, dal primo maggio 2023 la Rocca Albornoz, un’imponente fortezza difensiva del XIV secolo, diventa la sede di SAM, Street Art Museum | Museo delle Arti e delle Espressioni Urbane diretto da Gianluca Marziani e Stefano Antonelli, dotando così il Comune di Narni e la Regione Umbria di un polo culturale pubblico dal respiro internazionale, ad elevato potenziale di coinvolgimento del territorio e con grande forza attrattiva per fasce di spettatori sempre più eterogenee.
SAM sarà l’unico Museo in Italia dedicato alla street art e più in generale alle arti e alle espressioni urbane, disponendo di una propria collezione permanente di opere, documenti e materiali, effettuando ricerche, collezionando, producendo, catalogando, conservando, interpretando ed esponendo manufatti e artefatti, sia materiali che immateriali.
Accessibile e inclusivo, SAM promuove la diversità e la sostenibilità. È dotato di uno statuto etico, sostiene la partecipazione delle comunità offrendo un repertorio diversificato di esperienze per l’educazione, la formazione, la contemplazione, il coinvolgimento, la riflessione e la condivisione di conoscenze.
L’intero primo piano della Rocca Albornoz ospiterà le opere della collezione permanente; le due gallerie al piano terra che affacciano sulla corte del castello ospiteranno le mostre temporanee; le torri ospiteranno il centro studi, progetti speciali e laboratori; una grande ala distaccata del castello ospiterà un progetto sull’arte urbana italiana; gli spazi esterni dei giardini ospiteranno, infine, una serie di interventi scultorei e installativi. Ad accogliere il pubblico nella corte centrale della fortezza ci saranno il bar, il ristorante e un bookshop che farà anche da collegamento tra le due gallerie per le mostre temporanee.
John Fekner, Broken Promises, 1980 © by John Fekner, South Bronx, 5 august 1980
L’ARTE URBANA
Lo statuto urbano dell’arte è un piano sconosciuto e poco indagato il cui output a noi più familiare è la street art. Non esiste una disciplina che indaghi i fenomeni culturali legati alla condizione urbana, che ci indichi a cosa rimandi questo urbano, non esiste neanche un urbanismo artistico. Eppure la città moderna è stata innegabilmente fonte, teatro, materia e linguaggio stesso dell’arte. Per noi europei è evidente il riferimento al tema fondativo del termine latino urbs anche se molte interpretazioni limitano quest’ascendenza alla urban culture americana.
La street art oggi in Italia è una pratica molto diffusa e socialmente apprezzata della creatività contemporanea che, di fatto, si rifà ad un movimento originario emerso perlopiù in Europa negli anni 2000; il quale, a sua volta, rivendica le proprie origini negli Stati Uniti degli anni ’60-’80. Questa pratica odierna interpreta quel movimento originario in diversi modi: assistiamo a interpretazioni politiche, radicali, etiche, istituzionali, strumentali, commerciali, benefiche, morali, monumentali, documentali e molte altre ancora. Nei suoi sviluppi più contemporanei la street art si è saldamente legata al principio della rigenerazione urbana; tuttavia, l’emergere e svilupparsi di una street art negli ultimi vent’anni ha coinciso con una potente ripresa della pittura, mettendo in evidenza nuovi autori di qualità e producendo un notevole corpus di opere che potremmo definire di pittura urbana contemporanea. L’azione d’indagine museale sulle arti urbane si è focalizzata, negli ultimi anni, sull’agire artistico e mai sui contenuti, i quali rappresentano l’immaginario linfatico di una generazione che ha vissuto cambiamenti epocali, alcuni dei quali li ha visti protagonisti.
La street art è anzitutto una forma espressiva, una “voce”, la forma sensibile di una presa di parola che a volte diventa arte. Solo a volte, e non è mai per caso. Questo suo essere arte, inoltre, si modula su una scala d’interesse che ne determina il valore su ideali bilance, i cui pesi specifici variano in base al contesto. In questo progetto daremo conto sia delle meccaniche dei pesi che del ruolo dei contesti: rappresentazioni di informazioni necessarie per costruire il frame in cui comprendere il valore, le cui manifestazioni nel reale sono rintracciabili solo sui piani di due orizzonti: quello storico e quello economico.
Il nostro tempo considera rilevante l’arte che viene adottata da istituzioni storiche (musei) o istituzioni economiche (mercato). Tutta l’arte che non ha dinamica nel mercato e nelle istituzioni storiche si trova in una grey area. Tradizionalmente sono le istituzioni storiche (musei) che “storicizzano” gli artisti; tuttavia, il XXI secolo ci ha introdotto all’uso dei social media, potenti strumenti di interazione umana in grado di storicizzare potenzialmente tutto, manipolando o distorcendo la nostra cultura. La street art ha potuto autostoricizzarsi grazie al mondo creato dai newmedia, quello in cui si produce l‘emozione del valore. Ma cosa accade nell’altro mondo, quello in cui si produce la ragione (anche economica) del valore? Che tipo di comprensione storica è in atto di questo fenomeno? E’ possibile che tale processo di autostoricizzazione sia stato influenzato da bias strutturali dello spazio entro cui opera?
In questi vent’anni abbiamo visto spuntare enormi dipinti nelle nostre città, abbiamo re-imparato che alcuni scarabocchi poi diventano arte, abbiamo visto la street art di Banksy conquistare i piani alti del mercato dell’arte, il movimento ha avuto un certo successo evolutivo e si è riprodotto in molti modi. Tutti questi aspetti e molti altri sono il patrimonio di studi fondamentali che il museo intende elaborare e interpretare per comprendere quando è di particolare interesse il lavoro che questi artisti propongono, e in quale cornice questo interesse si colloca.
COLLEZIONE PERMANENTE
SAM sarà il primo museo al mondo ad ospitare una collezione permanente di opere firmate Banksy costituita da un corpus artis di oltre 30 pezzi tra cui la celebre Girl with Balloon, la Monna Lisa del XXI secolo, e il Flower Thrower, l’iconico lanciatore di fiori, moderno David che veglia sulla Res Publica. Oltre ad ospitare il più rilevante e popolare artista del nostro tempo, la collezione permanente del museo custodisce opere e materiali delle più importanti figure dell’arte urbana nazionale e internazionale, tra cui Haring, Basquiat, Blu, Vhils, Obey, Seth, Kaws, C215, Invader, Sten e Lex, Ozmo e molti altri. La collezione permanente intende ampliarsi nel tempo sia attraverso importanti acquisizioni internazionali, che rivolgendo una particolare attenzione alla giovane produzione artistica nazionale, acquisendo opere che verranno di volta in volta valutate dalla direzione museale. A ciò si aggiunge la nuova visuale storica che intreccia artisti di storia e contesto differenti, secondo una prospettiva che orienta la visione critica sulla direttrice della città e dei suoi muri come grammatica pubblica di forte presa politica, sociale e culturale. Tra i nomi in collezione ricordiamo Giacomo Balla, Tullio Crali, Giulio Turcato, Mario Schifano, Gastone Novelli, Mimmo Rotella, Gianfranco Baruchello…
IL MUSEO, PROSPETTIVE
“Il mondo ha cominciato a significare prima che sapesse ciò che significava”
(Lévi-Strauss, Introduzione a Mauss – Teoria generale della magia, 1965)
L’arte non appartiene al dominio della cultura ma a quello dell’espressione, diventa cultura solo quando viene inquadrata nella prospettiva storicista. Esistono molti modi per comprendere l’arte, uno di questi è indagarne la storia, è il più praticato ed è il modus principale con cui cerchiamo di capire l’arte: conoscendone la storia. Il metodo dell’indagine storica è talmente significativo che filosofi come Arthur Danto sono arrivati ad affermare che l’arte è la storia dell’arte. Ovviamente non è l’unico approccio disponibile ma è quello dominante. La storia dell’arte prodotta in questo modo ci si presenta come una specie di timeline deterministica, una sequenza ordinata esito di un’epistemologia piena di bias, come ci hanno spiegato gli studies multidisciplinari negli ultimi vent’anni. In questo progetto museale assumeremo l’idea che una ricerca storica possa affidarsi alle forme reticolari delle relazioni più che a quelle lineari delle determinazioni, possa proporre precursori oscuri e isolare pattern di differenza e ripetizione, rintracciare il divenire dell’arte più che il suo essere, catalogare la molteplicità a scapito dell’unicità, usare la scienza dei dati per estrarre nuova conoscenza dalle relazioni tra i fatti artistici; e in questo modo, ad esempio, svelare che ciò che sembrerebbe una storia americana appare in realtà come una storia molto più europea e altresì italiana. Questo metodo d’indagine produce una vera e propria rifioritura della storia in grado di rintracciare e mostrare sistemi radicali sotterranei che dispiegano una storia aumentata dell’arte fondata su tre macchine da riconsiderazione:
L’idea con cui SAM rappresenta e presenta l’arte è propriamente il movimento di comprensione dell’arte, in accordo con la determinazione di Duchamp, Joyce e Schoenberg, facendo del paradosso la logica del senso, disintegrando linguaggi integrati, popolando il sistema di correlazioni, rimontando il tempo artistico sul tempo storico. Nel nostro museo, quindi, l’arte non è la storia dell’arte ma la comprensione dell’arte.
IL MUSEO, PREMESSE_BLACK CUBE
Costruita nel 1367 a fini difensivi per volere del cardinale Egidio Albornoz, la Rocca di Narni domina l’abitato e la valle del fiume Nera da una posizione di 332 m s.l.m.. Costruita secondo precisi schemi difensivi, protetta da una robusta cinta muraria e circondata da un fossato, sopportò non pochi assalti, fra cui quello dei Lanzichenecchi di ritorno dal Sacco di Roma del 1527. Al suo comando si alternarono vari castellani e fra le sue mura furono ospitati Papi come Bonifacio IX e Niccolò V. Dopo alterne vicende e un generale decadimento è stata acquistata e restaurata dal comune di Narni e dalla Provincia di Terni che l’hanno riportata al suo antico splendore. Oggi la Rocca diventa la sede di SAM Street Art Museum, il primo polo italiano dedicato alle espressioni e culture urbane.
L’idea di Rocca rappresentava la forma architettonica più monolitica del sistema urbanistico medievale. Chiudeva l’accesso alla socialità di piazza e nascondeva la vita al suo interno, precludendo il vitalismo ludico e incutendo la ragione del timore tra i cittadini. Nei secoli le rocche sono rimaste un segno di potere oppressivo e fascino esoterico, finché la modernità novecentesca ne ha rivelato funzioni d’uso mai considerate nei secoli passati.
Oggi viviamo nei giorni del ribaltamento di senso, delle molteplici trasformazioni d’uso, del cambio strategico con cui un edificio sposta le funzioni del dovere imposto nei nuovi modelli del diritto acquisito. Gli edifici di natura industriale sono quelli che nel secondo Novecento hanno cambiato le strategie culturali, creando esercizi di edutainment e artainment nei volumi che ospitavano industrie pesanti e nuclei di masse operaie. Su questa scia, fin dagli anni Sessanta, anche gli ex luoghi di culto sono diventati sede virtuosa per collezioni, mostre e altre attività di carattere culturale. E, ovviamente, si aggiungano i palazzi di origine nobiliare, ad oggi una delle principali realtà logistiche nella mappa “domestica” dei musei e delle fondazioni italiane. Per finire, ultimo ma non ultimo, l’oggetto del nostro attuale interesse, quelle monolitiche rocche e quei castelli che mappano il Paese e che in Umbria trovano una naturale fusione con la natura maestosa e la planimetria dei borghi collinari.
Alcuni esempi di conversione museale sul territorio italiano:
Castello di Rivoli – Museo d’arte contemporanea
MADRE – Museo d’arte contemporanea – Napoli
Palazzo delle Albere – MART – Trento
Palazzo Butera – Collezione Valsecchi – Palermo
Palazzo Collicola Arti Visive – Centro per le Arti Contemporanee – Spoleto
Palazzo delle Papesse – Centro per le Arti Contemporanee – Siena
Palazzo Strozzi – Centro per le Arti Contemporanee – Firenze
Rocca Albornoz – Museo – Spoleto
Rocca Paolina + Palazzo della Penna – Musei Civici – Perugia
Palazzo Fabroni – Museo – Pistoia
Tipologie del ribaltamento d’uso:
Strutture di origine industriale
Spazi del culto
Edifici a carattere storico
Castelli e rocche
Nei casi suddetti si sono formulate le più interessanti trasformazioni che caratterizzano la vita culturale del nostro Paese. Questi passaggi funzionali (dal dovere sociale al diritto individuale) hanno rivelato la principale peculiarità del nostro patrimonio, ovvero, l’unione straordinaria tra manufatti (pitture, sculture, oggetti…) e contenitori (palazzi aristocratici, conventi, monasteri, castelli…). Siamo l’unica nazione che vanta una traiettoria ultrasecolare con effettive presenze che attestano le relazioni feconde tra archeologia e architettura. E siamo i più ricchi in termini di prove iconografiche che documentino il viaggio umano dal neolitico al presente, lungo raccolte e collezioni (pubbliche e private) che coprono l’intero scibile dell’umana creatività.
Sul tema della Rocca si evidenziano tre obiettivi percorribili:
La forma espressiva che coglie l’equazione tra opera e libertà risiede nella street art, termine generico ormai acquisito che raccoglie le molteplici espressioni e culture urbane dagli anni Sessanta al presente.
La Street Art nasce e si sviluppa negli spazi pubblici, dai vagoni ai muri, dai luoghi in abbandono agli oggetti stradali, ovunque le superfici si mostrano nel loro potenziale di ribaltamento espressivo. Un approccio che è un linguaggio frutto di tecniche adattive, dalla pittura allo stencil, dall’incisione alle ricostruzioni plastiche, dal collage ad altre ipotesi formali. Un vorticoso universo di immagini e immaginari che sintonizza i suoi effetti sul dialogo necessario col pubblico urbano, creando la più inclusiva tra le forme di comunicazione simbolica.
Il ribaltamento d’uso e funzione diventa necessario davanti al progresso e all’incedere implacabile del futuro. I grandi volumi dal minimo decoro, asciutti e rigorosi come voleva la cultura militare, rendono le cubature interne un perfetto contenitore omogeneo in cui inglobare la materia eterogenea del nostro tempo. La Rocca si trasforma in un contenitore ricevente dove tutto si dispone ad una musealità dinamica e sperimentale, in equilibrio tra reale e metaverso, esposizione e didattica avanzata, memoria e veggenza, lingue e linguaggi…
ROCCA = impatto architettonico come landmark reale e simbolico; solidità di conservazione del patrimonio ivi contenuto; evocazione storica di mondi lontani che impattano sugli immaginari generazionali da videogame arcade; trasformazione semantica delle vecchie funzioni in una rinnovata coscienza ludica del tempo liberato.
Il nostro allestimento risponde al principio adattivo del ribaltamento d’uso degli spazi originari. Era necessario creare capsule all’interno di ogni volume, usando la pietra come palcoscenico osseo del presente storico, dando però al BLACK CUBE la veste di un corpo muscolare dentro quel palcoscenico di pietra.
White Cube era la risposta architettonica che si integrava agli edifici di nuova generazione, ricreando capsule neutre dentro luoghi che superavano la Storia attraverso una technè sperimentale e contingente. Black Cube è, al contrario, la risposta architettonica che si integra agli edifici con una densità storica e una funzione originaria da ribaltare.
NERO perché l’opera urbana è un riscatto estetico che varca il confine notturno; perché si connette idealmente ad epoche di sola luce naturale, quando il buio rappresentava la norma e torce o candele diventavano spiragli di vita; perché quel nero dominante coglie la direzione del gusto contemporaneo, orientato a spazi museali accoglienti, domestici nel clima empatico che ricreano, eleganti e solenni come dovrebbe essere un luogo dedicato ad ambiti estetici; perché tutto iniziò dentro una grotta, nel magma oscuro in cui qualcuno, per intuito e urgenza, disegnò alcuni bisonti sulle superfici callose della caverna.
SAM è un modello evoluto di pianificazione museale integrata. E’ un oggetto fluido che si trasforma di continuo all’interno di un’architettura granitica che circoscrive la leggibilità del flusso informativo e cognitivo. Un contrasto risolto quello che fonde la tenacia medievale di una rocca con l’energia rigenerativa dell’arte contemporanea.
OPENING LUNEDI’ 01 MAGGIO 2023
11:00 – 20:00
Mostra_collezione permanente + prestiti temporanei
Origins-Rizhome – Una storia aumentata della Street Art_capitolo uno
a cura di Antonelli & Marziani
Attraverso un percorso di oltre 50 elementi tra opere, documenti e materiali, la mostra ricostruisce una genealogia icastica del rapporto tra pittura e muro, moltiplicando l’approccio storicistico tradizionale in layers analitici non lineari e scienza dei dati applicata ai fatti culturali (Cultural Analytics).
Partendo dal progetto “Wall Street” affidato da Carolyn Christov-Bakargiev a Gianluca Marziani nell’ambito della mostra “Espressioni con Frazioni” (Castello di Rivoli, 2022), l’impianto curatoriale di Antonelli & Marziani rilegge gli andamenti delle arti e delle espressioni umane e urbane, assumendo la prospettiva del muro come supporto ontologico dell’espressione umana e della città come condizione di possibilità di un’arte urbana, così da produrre una scrittura aumentata di passaggi intra-storici che hanno alimentato il ciclo delle avanguardie e della pittura in generale. Nel percorso di questo primo capitolo una storia aumentata dell’arte urbana convoca opere di Giacomo Balla, Tullio Crali, Giulio Turcato, Gastone Novelli, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Gianfranco Baruchello: artisti che intrecciano momenti specifici delle loro storie con i millepiani urbani affrontati dal museo, così da immaginare una nuova forma storiografica nel dialogo attivo tra espressione creativa e proprietà del contesto. Assieme a loro ci saranno documenti, materiali e opere per rintracciare una cartografia del divenire dell’arte urbana. Origins-Rhizome opera sulle correlazioni, proporzioni, distribuzioni, tra Piero della Francesca e Keith Haring, Marsilio Ficino e JR, le grotte rupestri e Jean-Michel Basquiat, stabilendo nuovi tracciati analitici per una timeline molteplice e generativa.
Performance_invito
Fast Art – greg_goya
a cura di Antonelli & Marziani
Greg Goya è un artista torinese che realizza opere per i social media, utilizzando i social media stessi come linguaggio artistico. Il suo lavoro consiste nell’ideare, progettare, produrre, post produrre e postare sui suoi account Instagram e Tik Tok brevi filmati di azioni, installazioni, allestimenti, comportamenti nello spazio pubblico, i quali a loro volta invitano all’interazione del pubblico. Goya possiede una metrica per valutare l’impatto del suo lavoro sul mondo, basata su misura del gradimento e qualità dei commenti. Fast art rimanda alla velocità con cui il lavoro di Goya si consuma.
SVS Site Very Specific
David Pompili_Simposio
a cura di Antonelli & Marziani
David Pompili ragiona da diversi anni sui processi di adattamento dialettico tra la sua figurazione polisemica e i contesti in cui interviene con ragionata mimesi. Diversi i progetti realizzati in Umbria, a partire dalla collaborazione con Palazzo Collicola Arti Visive, culminata da un lato nel portale del museo dedicato alla memoria del Festival dei Due Mondi, dall’altro negli interventi sui vari piani di Hotel Arca lungo la via Flaminia. Per SAM l’artista ha creato un ponte di raccordo non solo simbolico tra la prima e le altre stanze della Collezione: volti, iconografie e pattern cromatici che diventano l’equazione murale di un nuovo sguardo sull’arte del Novecento, in sintonia mirabile con le traiettorie teoriche di Antonelli e Marziani.
SAM | Museo delle Arti e delle Espressioni Urbane, Rocca Albornoz, via di Feronia, Narni, Italy
contact@museosam.it